Se vuoi sapere subito dove si trova l’artemisia annua da usare come prevenzione per la malaria, vai qui.
Questa che vi racconto é invece la storia della mia ricerca.
Avevo sentito parlare dell’Artemisia annua per la prima volta tanti anni fa d’un amico di mia madre, un medico che si recava speso in Africa. MI disse che prendeva l’infuso di Artemisia Annua come antimalarico é non si é mai ammalato, al contrario di suoi colleghi che seguivano a profilassi standard.
Questa storia mi è tornata in mente quando, a ottobre 2013, durante il mio viaggio in sud America mi sono trovato all’improvviso a Belem (Brasile), la foce del rio delle Amazzoni insieme a Paulo, un 40enne brasiliano, folle, fantastico e avventuriero.
Avevamo il piano di comprare una canoa, un motore e partire alla volta dell Isla de Marajao, un insieme di canali, isole di sabbia caraibiche e mangrovie, creato dall’incontro del fiume con il mare, e abitato da una popolazione cordiale e ospitale, almeno così diceva lui.
Io in verità volevo andare nella foresta profonda e non girare per la foce, ma Paulo era inderogabile. Aveva già vissuto un anno con una barchetta facendo commerci in giro per la foresta e adesso voleva vedere qualcosa di diverso. Io mi sono adeguato,del resto era lui l’esperto e il motore di questa avventura, io, da solo, dove sarei andato?
E mentre i giorni passavano, a Belem, alla ricerca del motore e delle provviste mi è venuto in mente.. e la malaria?
Quando ne ho parlato con Paulo, ha liquidato la faccenda con qualche sbuffo e qualcosa del tipo “.. non ti preoccupare, se te la becchi ci sono un sacco di medicine tradizionali!”.
A me la cosa non ha rassicurato per niente, nel frattempo stavamo in giro per gli ospedali di Belem alla ricerca dell introvabile vaccino per la febbre gialla, che io avevo già fatto ma a Paulo era scaduto, e ne ho approfittato per chiedere informazioni a un medico riguardo la malaria.
Questi con fare di superiorità mi ha detto secco “ti devi fare il vaccino”. E quando gli ho fatto notare che il vaccino per la malaria non è ancora stato scoperto si è inviperito mi ha dato dell’ignorante e di non so che altro. Dopo circa dieci minuti di acceso dibattito, gli dico,scusa ma non è che stai parlando della febre amarela (febbre gialla in portoghese)? Si. Si era semplicemente confuso, in una delle zone al mondo con più alta percentuale di malaria.
Persa la fiducia nelle istituzioni mediche locali, mi sono rivolto a internet da cui è uscito fuori che la profilassi antimalarica può essere fatta con i seguenti farmaci:
- farmaci a base di chinino. Poco efficace, perché almeno in Amazzonia il batterio ha sviluppato resistenza.
- Lariam. Questo farmaco storico provoca in buona percentuale effetti collaterali che vanno dalla paura, incubi e vertigini, fino a danni perenni psicologici che richiedono internamento in clinica.
- Malarone. Farmaco di ultima generazione, limitati effetti collaterali come paura incubi e vertigini, buona copertura dalla malaria, anche se non totale. Costo 50 euro la scatola con le pillole per una settimana, in Brasile introvabile, non sanno neanche che è.
- Doxiciclina. Vecchio antibiotico a largo spettro utilizzato nei tempi della guerra fredda o qualcosa del genere. Buona copertura dalla malaria, pochi effetti collaterali a parte uno. Ipersensibilità al sole. Cioè, alla prima esposizione al sole, ustioni e macchie rosse. Non proprio il top per un viaggio ai tropici.
Non sapendo più che pesci pigliare mi son rivolto a mamma, ben consapevole dei rischi.
Infatti non sapeva ancora nulla del viaggio in canoa.
Per prima cosa mi ha detto: “tu se pazzo”, si è fatta prendere dall’ansia per il coccodrillo, il piraña e non so che altro, e me ne ha trasmessa anche un po.
Peró mi ha anche ricordato la storia dell’Artemisia.
Su internet non c’erano molte informazioni e così sono andato al mercato.
Il mercato di Manaus è il centro di smistamento di tutte le merci provenienti dall’Amazzonia e dirette nell’Atlantico, c’è di tutto, dalle grandi amache in cotone necessarie per viaggiare sui battelli lungo il fiume, ai deliziosi succhi di frutta, pesce fritto, con polpa di acaí, che si dice “asaí” ed è una cosa ben particolare, fino alla zona delle spezie e piante medicinali.
Ed è lì che sono andato, cercando la mia Artemisia Annua.
“Annua” nessuno sapeva che volesse dire, ma un sacchetto di artemisia, in mezzo a lozioni e unguenti vari, l’ho trovato!
La mia euforia è però durata poco.
Tornato in ostello mi sono collegato a internet e ho scoperto che “artemisia” da sola è una famiglia di piante tra le più estese del mondo vegetale, e che avere in mano un sacchetto di indefinita artemisia voleva dire tutto e niente.
Nel frattempo le cose non procedevano meglio con Paulo, i problemi sembravano aumentare ed eravamo sempre più irrequieti.
Non si poteva andare avanti, di sicuro insieme e da solo non sapevo dove andare e cosa fare. Mi aveva preso una tale tristezza che avevo deciso di tornare in Italia.
Ma quella stessa sera é cambiato tutto, e il mio viaggio è continuato, verso il Perù e senza Artemisia.
L’Artemisia Annua é ricomparsa nella mia vita, o meglio, è finalmente comparsa, nel giugno 2015, quando ho iniziato un anno di servizio civile in Tanzania.
Sebbene nella zona dove stavamo noi, sui freddi altopiani del sud, a quasi 2000 m, di malaria ce n’é poca, è invece molto diffusa nel resto del paese, dove di sicuro sarei andato in vacanza.
E così la ricerca dell’Artemisia é continuata é questa vola è stata molto più facile del previsto.
Ho trovato su internet un’associazione tedesca che si occupa della diffusione dell’Artemisia Annua in Africa, Anamed.
Inoltre hanno creato una speciale artemisia che 4 volte il principio attivo antimalarico (artemisina) rispetto alla pianta normale. E questo fa si che prendendo l’infuso nei modi e nelle quantità giusti, si ha una protezione veramente ottima (studi e percentuali sul loro sito).
Insomma, ho scritto al capo di questa associazione e mi ha detto che potevo ordinare per 110 euro un kit con tutti i semi e le informazioni per coltivarla e che inoltre c’è un tipo tanzaniano, proprio qui vicino a dove stiamo noi, che la coltiva.
Sono andato subito a trovare questo personaggio, che vive in un posto isolato dal mondo e che per neanche 10 euro mi ha dato un barattolo di Artemisia Annua, e 6 piccole piante con con cui ho iniziato la coltivazione.
E con questo la ricerca è finita!
Adesso faccio regolarmente uso dell’Artemisia ogni volta che viaggio qui in Tanzania e per ora non mi sono mai ammalato di Malaria.
Alcune foto della coltivazione, raccolta e preparazione dell’Artemisia Annua, qui nel centro orfani “Tumaini” (Tanzania) dove stavo svolgendo il servizio civile.